Tra un oro e un argento, oppure tra un argento e un bronzo a volte è anche questione di fortuna. Quando la differenza è un centesimo sul cronometro, un piattello che non si rompe, una stoccata che va a vuoto, una freccia che centra il 9 e non il 10 ci si può appellare alla cattiva sorte. Eppure guardando il medagliere provvisorio dell’Italia ai Giochi di Tokyo balza all’occhio la sproporzione tra gli ori (2), gli argenti (8) e i bronzi (14). Non è ancora finita e nei prossimi giorni l’Italia potrà calare sul tappeto ancora ottime carte.
Di diverso rispetto al passato c’è il fatto che nella truppa azzurra mancano i fuoriclasse, come potevano essere la Valentina Vezzali di Pechino, la Jessica Rossi di Londra, il Gregorio Paltrinieri o l’Elia Viviani di Rio. Nomi che alla vigilia venivano dati per vincitori e che effettivamente sono poi riusciti a calpestare il gradino più alto del podio. Campioni si nasce, ma fuoriclasse si diventa, con impegno e dedizione, sudore e sacrificio. Non disperiamoci, gli ori arriveranno, magari anche da nomi impronosticabili all’inizio dei Giochi. Oltre a Paltrinieri nei 1500 del nuoto, nella domenica dei Giochi andranno seguiti i fiorettisti nel torneo a squadre e Marcell Jacobs nei 100 dell’atletica, poi lunedì toccherà a Vanessa Ferrari nel corpo libero della ginnastica. La Farfalla potrebbe anche mirare all’oro, un metallo che alla vigilia non era lontanamente ipotizzato.